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mercoledì 28 dicembre 2011

AURORA cap 6

Lavare otto piani di scale mi spezza la schiena, specialmente nelle giornate di pioggia quando ogni persona che entra lascia le impronte delle suole bagnate e mi tocca rilavare, nell’atrio c’è sempre un gran via vai di persone e nessuna si cura minimante di pulirsi i piedi sugli zerbini prima di entrare,dovendo lavare tutto stando in ginocchio perché la mia padrona Rocsana è convita che quello è l’unico modo per lavare bene e far venire pulito come si deve, cerco di tenere sempre la faccia rivolta verso il basso per evitare gli sguardi dei condomini, anche se è impossibile passare inosservata in quanto la mia Padrona mi fa indossare il grembiule giallo di gomma pesante che salta particolarmente al occhio.
Ogni tanto la signora Elviria, la madre della mia Padrona Rocsana, apre la porta di casa e mi urla dalla tromba delle scale.
-Auroraaa.
-Comandi Signora  Elviria. Le rispondo
-Tu dovere sbrigarti, che avere bisogno di te in casa.
-Arrivo subito signora Elviria. Rispondo interrompendo il lavoro per andare in casa a sentire di che cosa ha bisogno, a volte vuole che le faccia il tè altre un massaggio ai piedi, altre volte mi manda a comprare qualcosa.
Alla fine tra un interruzione e l’altra è l’ora di andare a preparare il pranzo, Rocsana torna sempre affamata dalla palestra e non le piace aspettare.
Mi ero appena cambiata il grembiule di gomma ormai sporchissimo per infilarmi quello bianco che uso per cucinare, quando ho sentito la padrona entrare in casa, dal vociare ho capito che era con Giulia la sua amica del secondo piano, una ragazza di ventisei anni sfacciata e volgare che ride in continuazione.
Sento che si salutano e si danno appuntamento nel pomeriggio, esco dalla cucina per andare salutare la mia Padrona ma l’arcigna Elviria mi blocca mettendosi davanti a me, abbasso lo sguardo.
-Posso lasciare momentaneamente il lavoro per andare a salutare la mia padrona? Chiedo
So che Rocsana ci tiene molto ad essere ossequiata inginocchiandosi ai suoi piedi e porle il mio bentornata a casa baciandole le scarpe e cerco di farlo sempre.
-No tu ritardo in cucina, torna lavoro. Fu l’ordine perentorio della signora Elviria.
Dopo neanche due minuti sento suonare il campanello, vado ad aprire è Giulia.
-Chiama la tua padrona subito. Mi dice con il suo sorrisetto da presa in giro.
-Si signora Giulia.
-Padrona Rocsana, la signora Giulia la vuole.
-Ciao Giulia cosa è successo?
-E’ successo che la lavascale qui presente non è passata a pulire il mio piano.
-Ma vi giuro che sono passata Padrona. Rispondo a capo chino
Uno schiaffo in peno volto di Rocsana mi colpi facendomi perdere l’equilibrio fino quasi a cadere, appena mi sono rimessa in equilibrio me ne è arrivato subito un altro.
-Chiedi perdono in ginocchio alla signora Giulia, subitooo.
Rossa dagli schiaffoni e dal umiliazione mi sono messa in ginocchio.
-La prego di perdonarmi signora Giulia, provvederò appena possibile a lavare il suo piano.
Giulia con uno sguardo soddisfatto non mi guarda neanche.
-Sai che questa serva scansafatiche perde un sacco di tempo quando fa le scale a chiacchierare con Caterina la servetta di Mariagrazia del sesto piano, lei è spesso via e le due se ne approfittano.
-No Padrona non è vero, mi ha solo dato un bicchiere d’acqua una volta, ho bevuto e mi sono subito rimessa al lavoro.
Mi arrivò un altro schiaffone.
-Non osare contraddire quello che dice la signora Giulia, serva schifosa e chiedigli ancora perdono.
-Perdono signora Giulia non succederà più.
-Per punizione andrai a farle le pulizie a casa della signora Giulia domenica pomeriggio,adesso fila a preparare il pranzo che poi mentre io e mia mamma mangiamo tu devi andare a lavare il secondo pino,  poi quando arriva la signora Mariagrazia dobbiamo avvisala che la sua servetta perde tempo con te.
-Non ti preoccupare Giulia, dirò a mia mamma di controllarla di più.
-Si adesso controllare io che nostra serva faccia lavoro. Ruggì Elviria.
Mentre le mie padrone pranzano solitamente mi fanno stare inginocchiata ai loro piedi e danno i loro avanzi, è stata Elviria a decidere che non potevo preparami del cibo e dovevo sfamarmi solo con gli avanzi, ma quel giorno mentre loro mangiavano mi mandarono a rilavare il secondo piano, che era già stato lavato ma Giulia ci godeva troppo nel vedermi umiliare e si era inventata tutto.
Con tanto di secchio e straccio mi sono messa giù in ginocchio a strofinare, dopo pochi secondi Giulia ha aperto la porta di casa e mi ha guardato mentre lavoravo, con aria maligna.
-Impegnati di più, frega più forte senò lo sporco non va via.
-Si signora Giulia.
E lei si mette a ridere di gusto
Dopo aver lavorato duramente per oltre venti minuti, Giulia è uscita sul pianerottolo con un bicchiere di latte in mano, guardandomi negli occhi sadicamente lo ha rovesciato per terra.
-Oh che peccato, si è rovesciato, devi rilavare tutto.
Mi sono sentita svenire, ero cosi abbattuta che non mi ero neanche accorta che Elviria era arrivata alle mie spalle,forse per controllarmi.
-Mia figlia bisogno di te serva Aurora, vai veloce da lei.
Mi sono sentita salvata propri dalla mia aguzzina, incredibile.   

La mamma della mia padrona è orgogliosa della posizione che si era fatta la figlia, partita dalla Romania povera in canna e diventata una ricca giovane signora, di come ha schiavizzato me e fregato mio marito che ormai non vive più con noi.
Per non dovermi pagare gli alimenti, prima della causa di divorzio aveva intestato il mega store di articoli e abbigliamento sportivo, comprato e avviato con i soldi della vendita del azienda di mio padre, a Rocsana, in modo da risultare che lui non avesse niente, l’idea era che dopo si sarebbero spostai e tutto sarebbe tornato a posto, ma la mia astuta padrona una volta sicura che tutto fosse suo lo ha lasciato e cacciato di casa.
L’appartamento era l’unica cosa intestata a me, un regalo di mio padre, cosi oltre ad essere serva in casa mia devo anche pagare le bollette di luce, gas e telefono, quest’ultima molto pesante per le innumerevoli chiamate in Romania da parte della mia padrona e la signora Elviria, e cosi se me va quasi tutto il misero stipendio che Rocsana mi da e che ormai è il mio unico sostegno, mentre lei ora è davvero la padrona e vive come una regina ha la possibilità di spendere molto per i suoi vizzi e naturalmente ha molti amanti e a volte passano anche mesi prima che si lasci toccare da me, poi improvvisamente le viene la voglia e allora magari mi tiene nel suo letto per un pomeriggio intero, mi concede di leccarla dappertutto, le passo la lingua su tutto il corpo, non vuole che usi mai le dita devo farla godere solo con la lingua affondandola sempre più lontano fino a strusciare il naso sul clitoride le riempio di saliva il pube e la parte alta della cosce fino a quando mi ritrovo la faccia coperta dalle sue secrezioni, i suoi sussulti spasmodici mi fanno capire che e giunta all’orgasmo.
La signora Elviria invece è molto più brutale ama usare uno “strap on” un pene artificiale montato su un imbragatura che si lega in posizione dei genitali maschili e diventa come un pene eretto, mi fa mettere alla pecorina con le chiappe tenute aperte dalle mani in modo da vedere bene il buco e me lo infila dentro, brucia parecchio e mi da l’ impressione di dover andare di corpo ma poi passa e il piacere è intenso, come essere posseduta da un uomo

Quando sono tornata al secondo piano per rilavare il pavimento ho trovato Caterina già al lavoro.
-La mia padrona mi ha mandato per punizione a pulire il piano e poi la casa di quella strega ballista della signorina Giulia, le ha detto che perdiamo tempo a chiacchierare. Mi ha sussurrato con un filo di voce per non farsi sentire.
Io e Caterina ci siamo guardate negli occhi e ci siamo capite come si capiscono madre e figlia o due sorelle, quella era la nostra vita e la nostra esaltazione nell’ umiliazione.   

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