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lunedì 24 dicembre 2012

IO TRA DÌ LORO cap 6

Io e Marisa ci stavamo baciando sulla bocca, mentre Hilda me lo stava succhiando con passione.
Le due donne mi avevano svestito mentre io le palpavo e frugavo nelle loro cosce. A un certo punto fermai Hilda e tirai fuori il pene eretto dalla sua bocca, dolcemente Marisa me lo prese in mano e lo guidò nella fighetta di Hilda.
Ho incominciato a scoparla mentre Marisa ha iniziato a passarmi la lingua nel sedere, l’eccitazione era cosi forte che dopo pochi minuti Hilda ha avuto un orgasmo che sembrava infinito tra rantoli di piacere e lunghi sospiri ha cominciato a sussurrarmi.
-Ti prego padrone vienimi dentro, riempimi -. Disse Hilda.
-Schiava sai che questo è un onore che dovrai meritarti.
-Vi giuro padrone che saprò meritarmi questo immenso onore, vi servirò come nessuno vi ha mai servito, non avrò mai nessuna esitazione neanche davanti all' ordine più umiliante, mi piegherò senza discutere -.
Marisa sentendo come si umiliava la sua amica tedesca, intensificò il lavoro della sua lingua nel mio sedere e, poco dopo, sono esploso dentro Hilda emettendo un ruggito.

Dopo la cena di qualche mese prima a casa di Lucio e Marisa, anche Hilda e Patrizio erano diventati miei schiavi, ormai avevo un vero harem, avevo le donne a mia completa disposizione e non dovevo fare altro che dare qualche ordine ai mariti, felici di essere cornuti sottomessi e umiliati.
Lucio ormai da tempo non aveva più nessun rapporto sessuale con sua moglie Marisa, gli concedevo di sfogarsi solo con una bambola gonfiabile che avevo comprato a Parigi durante un viaggio con Marisa, che lui stesso ci aveva pagato.
Mentre io e sua moglie ci scambiavamo effusioni sul loro letto matrimoniale, doveva gonfiare la bambola, poi mentre io facevo l’amore con sua moglie, lui ai piedi del letto lo infilava nella bambola di gomma e si agitava fino a quando mi chiedeva:
-Padrone posso venire? -
A quel punto gli davo il permesso di venire, poi doveva ripulire con la lingua la bambola del suo stesso sperma.. quello era, ormai, il suo unico sfogo sessuale.
Patrizio invece lo facevo stare fuori dalla porta socchiusa a sbirciare i miei rapporti con la sua bellissima moglie tedesca, oppure lo usavo come sedia mentre sua moglie mi faceva un pompino.
Spesso ci trovavamo tutti e quattro nella casa di campagna di Patrizio e Hilda, come in quell'occasione.

Ci siamo addormentati tutti è tre, io e le due donne nel letto matrimoniale di Patrizio e Hilda, gli uomini si erano sistemati invece nella camera di fianco.
La mattina alle nove puntali i mariti, come due solerti camerieri, arrivarono a portarci la colazione a letto.
Le due donne si diedero da fare, spalmandomi la marmellata sul pane a zuccherandomi il caffè... insomma mi viziavano in tutti i modi. Finita la colazione entrambe si sono messe sul letto in ginocchio con la testa sul cuscino e il sedere offerto.
Dovevo solo scegliere quale delle due possedere, sotto gli sguardi dei mariti. Prima però ordinai a Patrizio di portarmi il gatto a nove code che mi avevano regalato lui e Hilda.
Cominciai ha percuotere i glutei delle mie schiave, ad un certo punto dopo pochi colpi Marisa mi supplicò di incularla. Lei si aprì le natiche con le mani ed io, con un colpo secco, la penetrai. Lei emise solo un gridolino e cominciò subito a dimenarsi per agevolarmi l’entrata poi, quando stavo per venire, dissi a Hilda:
-Vieni a prendermelo subito in bocca -.
Lei velocissima arrivò, vogliosa di non sprecare neanche una goccia, a pulirmi bene l’uccello.
Che momenti mi sentivo davvero un sultano nel suo harem

sabato 1 dicembre 2012

venerdì 16 novembre 2012

DEPRAVAZIONE 4




Lorena, tutte le mattine, andava in ufficio nuda sotto la gonna.
Arturo le aveva vietato di mettere biancheria intima. Per gran parte della giornata lavorava molto seriamente ed era talmente concentrata su quello che stava facendo che si dimenticava persino dell’ indecenza del suo abbigliamento ma quando Arturo la chiamava nel suo ufficio dicendole la parola d’ordine “Pratica esse” lei sapeva cosa doveva fare.
Appena entrata doveva richiudere la porta dell'ufficio, poi si faceva scivolare la gonna ai piedi, cominciava a toccarsi e accarezzarsi un po’ il pube, finché lui non le ordinava:
-Vai sotto la scrivania -.
Lorena, scivolava docilmente sotto la scrivania e gli slacciava la patta, gli tirava fuori l’uccello e cominciava a leccarglielo e a prenderlo in bocca. A volte lui con il piede nudo le accarezzava il ventre e la fica mentre lei lo spompinava, quasi subito Lorena iniziava a godere, gemendo.
-Succhiami schiava, vuotami i coglioni -.
Le gridava.
Lei inghiottiva completamente la verga trattenendo il respiro e lo
aspirava con tutte le sue forze.
Quando lui veniva, lei inghiottiva tutto il suo seme, scossa da brividi di godimento.
Un sera tornando dall'ufficio Arturo si fermò in un'edicola, tornò con in mano una rivista e, risalendo in macchina, la diede a Lorena.  
- Questa è per il cornuto, cosi si sfoga con qualche pippa -. Disse ridendo.
Arrivati a casa, dopo essere entrati, Lorena chiamò Riccardo e gli disse.
-Arturo, ha una sorpresa per tè -.
Arturo tirò fuori dalla tasca interna del giaccone “playboy” e disse a Riccardo:
-Dai cornuto sfigato guardati queste donnine che tanto non le avrai mai -.
Lo fece sedere sul divano gli ordinò di abbassarsi i pantaloni e gli diede la rivista.
- Dai cornuto sfigato, facci vedere che ti fai una sega e che vieni guardando le tette delle donne su playboy -.
Riccardo si mise a sfogliare la rivista e dopo poco cominciò a masturbarsi mentre Arturo e Lorena seduti sul divano, al suo fianco, ridevano forte e si baciavano. Lui la palpava dappertutto.
Appena Riccardo ebbe finito Arturo gli disse:
– Ora guarda come godiamo noi -.
 Lorena si sollevò la gonna e abbassò le mutandine, Arturo tiro fuori il cazzo e cominciò a penetrarla con forza.
- Coglione, guarda come si scopa una donna, lui si che sa come si fa! Lo sai che dopo aver scopato con lui è impossibile godere con te! E' proprio giusto che tu sia cornuto -.
A quel punto Arturo disse a Lorena di girarsi. Lei ubbidì e lui cominciò ad incularla e mentre lo faceva ordinò a Riccardo di leccarle la figa, da dove aveva appena estratto il suo cazzo.
Arturo cominciò a pronunciare frasi umilianti rivolte ad entrambi i coniugi
- Siete mie schiavi, faccio quello che voglio di voi. Lorena tu sei la mia schiava troia, la mia puttana e tu, segaiolo coglione, sei il mio schiavo cornuto -.
Lorena ebbe due orgasmi mentre Riccardo continuava a leccarla, eccitatissimo, e Arturo continuava a sbatterla. Lei sentiva il fuoco nella figa e, stravolta, urlava di piacere. Poi, con tono umile, Lorena lo pregò di godere dentro di lei. Lui continuò con calma e dopo poco aumentò il ritmo spingendolo il più in fondo possibile.
Lorena ormai non sapeva più le volte che era venuta fino a quando, finalmente, lui le eiaculò nel culo inondandola del suo sperma.
-Adesso leccala dietro e ripuliscila bene, coglione -. Ordinò in modo duro e spazzante a Riccardo.
-Si subito Padrone -. Rispose Riccardo, il cornuto.

venerdì 2 novembre 2012

VENDETTA 5

Loredana e Nadia cominciarono subito a vivere come vere signore a mie spese. 
Ediz frequentava regolarmente casa nostra ed era l’amante ufficiale di Loredana, la possedeva con forza e per lungo tempo, io li guardavo mentre facevano sesso e devo confessare che vedere Loredana raggiungere l’orgasmo era bellissimo, il suo viso assumeva una smorfia di piacere che mi eccitava incredibilmente.
Quando annunciai a Loredana che, per dimostrarle quanto l’amassi, volevo intestarle il ristorante, lei fu trionfante ed orgogliosa di se stessa, convinta che il suo fascino ormai mi avesse soggiogato per sempre e mi avesse completamente in pugno.
Quello che, invece, non sapeva era che da tempo tutti gli incassi del ristorate finivano su un mio conto privato di cui nessuno era a conoscenza e non pagavo più ne tasse ne fornitori, questi ultimi continuavano comunque a rifornirmi perché vedevano che il ristorante era sempre pieno e speravano che prima o poi avrei pagato.
-Andiamo subito dal notaio, voglio fare di te una donna ricca e felice al più presto.- Le dissi.
-Bravo maritino, prima però vieni qui che questa volta voglio ricompensarti per quello che stai facendo per me.-
Mi trascinò in camera. Cominciai a leccarle i seni e lei si bagnò quasi subito, si tolse il vestito poi mi tirò fuori il pene, se lo infilò in bocca e cominciò a pomparmi come una furia tanto che ci è voluto poco tempo prima che le eiaculassi in bocca.
Poi le ho ordinato di mettersi a quattro zampe, le ho aperto la vulva con i due pollici, mi sono soffermato qualche secondo a contemplarla poi le ho infilato un dito nel culo, lei ha avuto un gemito di piacere ed allora mi sono appoggiato ai suoi fianchi e le ho infilato l’uccello spingendo con tutto il mio peso, Loredana ha emesso un sospiro e ha cominciato a muoversi seguendo il mio ritmo e a lanciare gridolini, ho accelerato il ritmo come un pazzo e ho finito eiaculando dentro di lei.

Nadia volle a tutti i costi venire con noi dal notaio. Sua figlia diventava la proprietaria del ristorante dove per tanti anni aveva lavorato come sguattera. Sul volto le si leggeva la gioia e l’orgoglio per sua figlia, era euforica.
Naturalmente nessuna delle due controllò i registri contabili, i soldi che io avevo messo da parte erano molti di più di quanto avrei guadagnato se avessi venduto il locale.
La sera quando venne trovarci Ediz, Loredana gli corse incontro entusiasta e lo abracciò.
-Si che sono io adesso la proprietaria del ristorante, me lo ha regalato il mio maritino.-
-Dobbiamo festeggiare.- Dissi uscendo dalla cucina con in mano una bottiglia di champagne.
Dal giorno dopo mi disinteressai completamente del ristorante, cominciai a passare le giornate andando in palestra, in piscina oppure oziando. Loredana non era sicuramente in grado di gestire un ristorante, il personale si ribellava ai suoi ordini, i fornitori cominciarono a non darle più niente. Dopo pochi giorni la situazione precipitò con l’arrivo della guardia di finanza che arrestò Loredana per evasione fiscale.
Nadia ancora una volta venne da me in lacrime scongiurandomi di aiutarle.
-E’ tua moglie devi aiutarla, e poi l’hai messa tu nei guai.- Mi disse
-Mi ha sposato solo per i soldi, e questa è la giusta punizione. Non preoccuparti con un buon avvocato prederà sei mesi, al massimo un anno.-
-almeno quello lo pagherai tu? Non abbiamo soldi.-
-Ci devo pensare cara Nadia, intanto devi ricominciare a darmi del lei, anzi chiamami Padrone, e adesso leccami bene i piedi, mi raccomando passa bene la lingua tra le dita, voglio una pulizia accurata. 

martedì 23 ottobre 2012

Ci sono certi sguardi di donna che l'uomo amante non scambierebbe con l'intero possesso del corpo di lei. Gabriele D'Annunzio

lunedì 1 ottobre 2012

IL MASCHIO DOMINANTE 2

Vincenzo era seduto ad un tavolo del suo ristorante con due suoi amici più o meno della sua età 62 anni, tutti i clienti se ne erano andati, io ero i cucina a lavare i pentoloni, mia moglie Marta stava lavando il pavimento della sala, le altre cameriere se ne erano già andate, il signor Vincenzo le aveva fatte andare via prima.
Si sentivano le risate pesanti degli uomini che parlavano tra di loro, ad un certo punto mi sentii chiamare, di corsa andai al tavolo e Vincenzo mi disse.
Vai giù in cantina dove ti faccio tenere le tue cose che sai, mettile e vieni su da noi, adesso mandaci quella bella vacca di tua moglie.
Vincenzo non provava nessun tipo di sentimento per mia moglie Marta, per lui era solo un corpo da qui avere il piacere più intenso possibile senza nessun rispetto, umiliarci era la sua più grande soddisfazione,
Marta e sempre sottomessa e pronta ad esaudirlo ad ogni comando, lui al chiamava “svuota coglioni” e lei si lascia felicemente sfondare sfinire per il suo picare e di chi lui desidera.
-Bene spogliati.
Ordinò subito Vincenzo a Marta, con un tono duro e arrogante, lei ubbidì  davanti ai suoi amici che la guardavano vogliosi, quando fu completamente nuda le passò un dito nella figa e nel culo per vedere se era pronta ed eccitata, estrasse dalla tasca una benda che le mise sugli occhi e gli e legò dietro.
La fece abbassare e lei cominciò ad accarezzarle le palle poi con la lingua cominciò a leccargliele delicatamente, lui la teneva per i capelli con una mano e con l’altra le strizzava il seno, quando lei le passò la lingua sul glande lui le strinse ancora più forte le tette e rantolava chiamandola puttana.
-Sei la mia troia la mia vacca.
Nel frattempo io mi ero messo la minigonna nera, una camicia bianca ricamata, scarpe da donna con tacchi alti, autoreggenti, un grembiule a vita bianco e una cuffietta da serva vittoriana, era ormai il mio abbigliamento usuale non lo avevo però mai messo davanti ad altre persone solo davanti a Vincenzo che mi aveva trasformato in una sissy maid da quella volta che mi aveva sodomizzato davanti mia moglie.
Vedendomi arrivare vestito in quel modo scoppiarono tutti a ridere.
-Fatti vedere bene dai miei amici. Mi disse Vincenzo.
-Fai l’inchino da brava servetta. Mi ordinò
Ubbidii tra le sonore risate.
-Quella bella vacca di tua moglie, vuole un cazzo duro che la faccia sentire donna, tu sei una femminuccia non riesci a darle quello che vuole, anzi hai bisogno di un fidanzato anche tu. Disse ridendo Vincenzo.
- Cosa ne dite di Aydin il Turco? Chiese ai suoi amici che ridevano in modo sguaiato.
-Si si è proprio il suo fidanzato ideale.
Vincenzo prese il cellulare cercò il numero sulla rubrica e lo chiamò per invitarlo a venire subito, naturalmente Aydin arrivo nel giro di mezzora, nel frattempo dovetti assistere alle prestazioni sessuali che imposero a Marta, Vincenzo e i suoi amici.
-Sei solo un contenitore di sborra. Ripeteva Vincenzo.

Aydin era un uomo corpulento e alto un metro e ottanta con i capelli rasati a zero.
- Aydin, se ti piace questa può diventare la tua fidanzata, gli disse Vincenzo, indicandomi.
L’umiliazione era terribile ma nello stesso tempo la situazione era molto eccitante.
Aydin mi afferrò e mi fece girare di schiena, mi appoggiai con le mani si un tavolo, lui si abbassò i pantaloni il so membro era enorme e già pronto, di colpo me lo infilò con un colpo secco che mi provocò un dolore lancinante, subito cominciò a ad andare avanti e in dietro fino quasi a sfilarlo per poi rientrare sempre più in fondo, con le braccia mi teneva ancorato al suo bacino poderoso, con il ventre di Aydin incollato alle mie natiche cominciai a sentire il piacere crescere e il godimento avvicinarsi, lui cambiò posizione provocandomi altro dolore.
-Ti piace?
Non risposi perché il dolore era troppo intenso, dopo un po’ camiciai a mugugnare lui accelerò il ritmo e cominciò a stantuffarmi poderosamente, accelerò ancora il ritmo, non capivo più niente, all’improvviso Aydin eiaculò godendo e io godetti sotto di lui agitando la testa in ogni direzione, lui cominciò ad insultarmi dandomi colpi pieni di sperma poi si fermò dentro di me con il membro ancora rigido piantandolo fino in fondo, si abbandonò sopra di me senza muoversi, io facevo piccoli movimenti spingendo le natiche verso il suo bacino.
Avevo fatto uno sforzo notevole per accogliere dentro di me quel maschio superdotato, ma era stato un sforzo ben ripagato, era stata un esperienza al limite estremo delle mie possibilità, ma tutto quello sperma scagliato dentro di me con quella forza era stata una cosa meravigliosa.

sabato 22 settembre 2012

YOU SEXY THING

Hot Chocolate

I believe in miracles – Io credo nei miracoli
Where ya from you sexy thing (sexy thing you) – Da dove vieni cosa sexy (tu, cosa sexy)
I believe in miracles – Io credo nei miracoli
Since you came along you sexy thing – fin da quando sei arrivata tu cosa sexy

Where did you come from baby – da dove sei venuta baby
How did you know I needed you – Come facevi a sapere che avevo bisogno di te
How did you know I needed you so badly – come sapevi che ne avevo bisogno così tanto
How did you know I’d give my heart gladly – come sapevi che avrei dato volentieri il mio cuore
Yesterday I was one of a lonely people – ieri ero una delle persone sole
Now you’re lying close to me making love to me – ora sei qui distesa che fai l’amore con me

I believe in miracles – Io credo nei miracoli
Where ya from you sexy thing (sexy thing you) – Da dove vieni cosa sexy (tu, cosa sexy)
I believe in miracles – Io credo nei miracoli
Since you came along you sexy thing – fin da quando sei arrivata tu cosa sexy

Where did you come from angel – da dove sei venuta angelo
How did you know I’ll be the one – come facevi a sapere che io sarei stato quello…
Did you know you’re everything I prayed for – Lo sai che sei tutto quello per cui ho pregato
Did you know every night and day for – lo sai che ogni giorno e ogni notte
Everyday your love has satisfaction – Ogni giorno il tuo amore da soddisfazione
Now you’re lying close to me giving it to me – ora sei distesa vicino a me a darmelo

I believe in miracles – Io credo nei miracoli
Where ya from you sexy thing (sexy thing you) – Da dove vieni cosa sexy (tu, cosa sexy)
I believe in miracles – Io credo nei miracoli
Since you came along you sexy thing – fin da quando sei arrivata tu cosa sexy

Kiss me (you sexy thing) – baciamo (tu cosa sexy)
Touch me baby (you sexy thing) – toccami (tu cosa sexy)
I love the way you touch me darlin’ (you sexy thing) – amo il modo in cui mi tocchi (tu cosa sexy)
You’re sexy (you sexy thing) – sei sexy (tu cosa sexy)

Yesterday I was one of a lonely people – ieri ero una delle persone sole
Now you’re lying close to me giving it to me – ora sei distesa vicino a me a darmelo

I believe in miracles – Io credo nei miracoli
Where ya from you sexy thing (sexy thing you) – Da dove vieni cosa sexy (tu, cosa sexy)
I believe in miracles – Io credo nei miracoli
Since you came along you sexy thing – fin da quando sei arrivata tu cosa sexy

Touch me – toccami
Kiss me darlin’ – baciami
I love the way you hold me baby – amo il modo in cui mi stringi
(it’s ecstasy) (you sexy thing you sexy thing) – è estasi…
I love the way you kiss me darling – amo il modo in cui mi baci


domenica 2 settembre 2012

DEPRAVAZIONE 3 GLI INIZI


Lorena ricordava esattamente il momento in qui aveva deciso di concedersi ad Arturo. Era domenica e aveva pranzato dai suoi suoceri, c’erano anche altre persone amici di famiglia, sua suocera Rita, aveva esagerato nel esaltare il suo figliolo, dicendo in continuazione quanto era bravo, bello, simpatico, furbo, intelligente.
Lo faceva sempre di abitudine ma quella domenica era una cosa insopportabile, suo suocero Roberto anche lui innamorato del figlio continuava a dire come era bravo nel lavoro e quanto era apprezzato dai suoi capi, mentre lo diceva, dava ordini a Lorena.
-Porta il vino, porta il pane, porta la frutta, porta l’acqua. Ecc.
Ad un certo punto una voce dentro di lei ha cominciato a dirle.
-Basta, non li sopporto più, basta, basta,
Qualche minuto dopo suo suocero le disse una frase che fu la classica goccia che fa traboccare il vaso.
-Lorena tu non capisci quanto sei fortunata ad aver trovato un uomo come Ricardo e noi che ti abbiamo accolta.
Stava per mettersi ad urlare, il suo corpo voleva buttare fuori tutta la rabbia e la frustrazione, per fortuna riuscì a trattenersi facendo uno sforzo incredibile, cercò di recuperare la calma ma non fu facile.
Andò a sedersi a tavola e non aiutò più la suocera a portare in tavola e sparecchiare, non disse più nemmeno una parola, per tutto il tempo pensò che voleva fargliela pagare cara a tutta la famiglia, al momento di andare a casa si alzo da tavola e se ne andò senza salutare nessuno.
In macchina mentre Riccardo guidava e continuava a chiederle, cosa aveva.
Chiusa nel suo mutismo decise, sarebbe andata a letto con Arturo Bianchi, l’uomo che la famiglia di suo marito odiava più di chiunque altro al modo.

Arturo Bianchi, dirigeva l’azienda dei suoi suoceri, Lorena non sapeva esattamente come ma tramite qualche raggiro se ne era impossessato, estromettendoli completamente.
“Proprio perché loro erano i più bravi e furbi di tutti, si erano fatti fregare alla grande.”
 Ma questo naturalmente non lo dicevano mai e non affrontavano mai l’argomento, si comportavano come se non fosse mai accaduto.
Arturo aveva passato i sessant’anni, era un tipo corpulento ma affascinate con uno sguardo intenso che penetrava, al epoca Lorena aveva ventinove anni alta uno e sessanta capelli biondi fino sulle spalle occhi azzurri e sguardo dolce,
tranne nei momenti in qui perdeva le staffe.
Riccardo era alto un metro e ottanta, spalle larghe scuro di capelli, viso un po’ squadrato ma nel complesso un bel uomo, fondamentalmente buono ma si faceva influenzare dai genitori e gli dava sempre ragione come i genitori facevamo con lui, non c’era via di scampo loro erano sempre i migliori, anche quando era palese che avevano torto. Persino una volta in qui i suoceri avevano avuto un piccolo incidete d’auto per non aver rispettato la precedenza.
Riccardo aveva detto Che era colpa del altro automobilista perché andava troppo veloce, anche se la pulizia stradale aveva accertato che la colpa era loro in quanto  non avevano dato la precedenza.
In tre anni di matrimonio e due di fidanzamento ne aveva sentite di tutti i colori. 

La mattina dopo Lorena non andò in ufficio, si svegliò alle dieci e alle undici chiamo la Tre erre, l’azienda che Arturo aveva sottratto ai suoi suoceri. “Tre erre stava per Roberto,Rita,Riccardo” chiese di parlare con il titolare e alle dodici stava pranzando con Arturo in un ristorantino del centro. 
Si era messa un elegante tubino nero e un trucco un po’ più audace e marcato del solito.
La sera stessa annuncio a Riccardo.
-Ho un nuovo lavoro, sarò la segretaria particolare di Arturo Bianchi alla Tre erre.  
Riccardo ha cambiato colore in volto.
-Ma cara.
-Niente storie ho deciso. Rispose in modo fermo.
Una settimana dopo nell’ ufficio di Arturo, Lorena si faceva scivolare lentamente le mutandine lungo le gambe, lui la fissava, lei con un gesto del piede buttò le mutandine per aria poi si è alzata la gonna, lui la contempo per un momento poi si avvicinò e le prese la testa tra le mani, la trattenne saldamente e la baciò con passione, le sfilò il reggiseno e cominciò a mordicchiarle i capezzoli, finirono sul divanetto del ufficio, lei le mise le gambe sulle sue spalle e lui la penetro con vigore, segui una scopata selvaggia, Lorena non si aspettava tanta passione e virilità, con Riccardo non aveva mai provato niente di simile, alla fine piangeva di gioia, non solo per essersi vendicata ma soprattutto perché aveva goduto come non le era mai capitato prima.
Da quel giorno in poi scoparono in ufficio quasi tutti i giorni, lei andava sotto la scrivania le sbottonava i pantaloni gli e lo prendeva in bocca finché diventava duro, poi riemergeva da sotto la scrivania le saliva a cavalcioni sopra e si impalava da sola sul suo pene.
Dopo un paio di mesi cominciarono anche ad uscire la sera in settimana, frequentavano ristoranti e locali notturni, nel giro di poche settimana tutti gli amici dei suoi scuocerei lo sapevano e ci spettegolavano su.
Una sera Lorena invito a cena a casa Arturo, preparò lei stessa una cenetta piccante e molto gustosa, Riccardo aveva un aria affranta e quasi non toccò cibo, dopo aver preso il caffè, Lorena gli disse.
-Adesso io e Arturo usciamo, stasera andiamo a ballare, tu sistema tutto, quando torno voglio trovare la cucina pulita.
Riccardo non si oppose, guardò sua moglie elegantissima uscire con l’uomo che le aveva portato via l’azienda e ora le portava via anche la moglie.
Quando rientro alle tre di notte Riccardo la stava aspettando sveglio.
-Lorena perché mi fai questo?
-Perché sono stufa di te e della tua famiglia, voi avete un complesso di superiorità che vi rende cechi, ci siete voi e basta. Sono l’amate di Arturo, scopiamo tutti i giorni e se vuoi saperlo scopa molto meglio di tè, se vuoi divorziare vai pure dal avvocato.
Riccardo si mise a piangere come un bambino.
-Ti prego Lorena non lasciarmi, ti prego.
-Si posso continuare ad essere tua moglie ma lui sarà il mio amante, oltre ad essere il mio capo e il titolare della azienda che era vostra, dovari accettarlo tu e dovranno accettarlo anche i tuoi, deve essere uno della famiglia e dovete rispettarlo, anzi dovete esserle sottomessi.  
-Ti rendi conto di quello che mi stai chiedendo?
-Si e se non ti va bene puoi andartene o cacciarmi di casa, visto che è casa tua.
-No no non voglio ne andarmene ne cacciarti voglio solo che tu rimanga mia moglie.
-Allora accetti?
-Accetto. 

lunedì 27 agosto 2012

DEPRAVAZIONE 2


-Levati quello che hai addosso e mettiti questo.
Ordino Arturo a Lorena, era un vestitino molto corto di un rosso acceso, il materiale elastico molto avvolgente che metteva in rilievo tutte le forme del suo corpo, a trentasette anni era molto sensuale oltre ad avere delle belle forme ben tornite e senza un kilo di troppo, il suo viso esprimeva tutta la sua dolcezza e sottomissione  nei confronti di quel uomo sessantaseienne cosi perverso che era diventato il loro maschio alfa e dominava sia lei che il marito, portandoli sempre di più nella perversione
Lorena non aveva mai neanche provato un abito cosi volgare, le arrivava appena sotto il sedere.
Riccardo il marito, era in piedi al fianco della moglie in silenzio provando un misto di vergogna gelosia ed eccitazione,  Riccardo era convinto che la stava facendo vestire cosi come una puttana per eccitarsi poi come al solito sarebbero andati a letto a scopare.
Arturo le fece mettere delle scarpe anche loro rosse con i tacchi altissimi, che aveva portato insieme al vestito poi la mandò in bagno a truccarsi.
-Mi raccomando il trucco deve essere pesante. Le disse.
Cinque minuti dopo quando Lorena tornò.
La squadrò e disse.
-Più rossetto sulle labbra, deve essere più marcato, più pesante il neretto sulle ciglia, sbrigati che dobbiamo uscire.
Le gotte di Lorena sono diventate rosse dalla vergogna.
-Non immaginavo mi voleste portare fuori Padrone.
-Sbrigati. E tu servo vai a prendere la macchina e aspettaci sotto casa. Disse rivolto a Riccardo che ubbidì senza fiatare.
Prima di uscire, Arturo si avvicino a Lorena e le infilò la mano sotto la gonna, cominciò a palparle la fica umida per l’eccitazione.
-Perfetto sei in calore, andiamo.
Quando camminava il vestito risaliva fino al pube.
-Da questo momento sei una puttana, la mia schiava puttana, allarga un po’ le gambe quando cammini, devi essere volgare.
Davanti alla porta Lorena lo supplicò con il tono più umile che poteva.
-La prego, questo no Padrone, la prego, mi vergogno.
-E’ questo che voglio schiava, voglio che tu provi vergogna,
Riccardo attendeva in macchina sotto casa, pochi metri dopo l’ingrasso del elegante condominio dove vivevano, scese ad aprire la portiera posteriore per far entrare i due, poi la richiuse e entrò in macchina, Arturo le diede un biglietto con scritto un indirizzo, quando lo lesse ebbe un momento di esitazione, poi partì.
Dopo circa mezzora erano in periferia, si fermò davanti una casa isolata con un insegna luminosa. “ Las Vegas. Club Privè”
-Parcheggia dal altro lato della strada e entra dal retro nel cortile, dille che se il mio autista. Ordino Arturo a Riccardo mentre scendeva dal’auto.
Arturo suonò il campanello, dopo pochi secondi la porta si è aperta, il locale era piccolo con una minuscola pista da ballo. C’erano poche persone qualche donna vestita in modo volgare come Lorena e soprattutto uomini di una certa età.
-Vai subito sulla pista a ballare, muovi bene il culo e se ti vedo abbassare il vestito, ti punisco duramente qui davanti a tutti, e ricordati che chiunque può toccarti dove vuole senza che tu possa dire niente.
Quando Riccardo entrò nel locale, vide sua mogli che ballava cercando di fare dei piccoli passi perché l’abito non risalisse troppo.
Si senti cosi inadeguato cosi incapace di difenderla da quel uomo perverso che era entrato nella loro vita e in un attimo era diventato il loro padrone, era umiliante non riuscire a proteggerla dalle sue perversioni.
Ad un gesto di Arturo Lorena andò a sedersi vicino a lui, dopo qualche secondo si è aggiunto un uomo i due hanno parlato per qualche minuto, mentre Lorena ascoltava in silenzio, poi l’uomo portò Lorena a ballare un lento, lei si è subito incollata al suo corpo e lui le ha appoggiato la mano sul sedere e cominciò a palarla vistosamente, con l’altra mano le ha abbassato l’orlo della scollatura facendole uscire il seno.
-Mi ha detto Arturo che se molto ubbidiente? Disse lo sconosciuto.
-Ha detto che posso toccarti come voglio. Ha aggiunto mente le infilava le dita nella vagina, Lorena solo allora si accorse che il marito era arrivato e vedeva tutto stando in piedi vicino al bar.
Per un istante ha pensato che sarebbe intervenuto a trascinarla via ma invece fu Arturo ad intervenire.
-Questa troietta ti costa cinquanta euro per un pompino. Disse
Lorena non si era mai sentita cosi umiliata e piena di vergogna.
L’uomo estrasse la banconota dal portafoglio e la diede ad Arturo, poi lui e Lorena sparirono in un separé, Arturo fiero di sé e del suo potere andò al bar e con i cinquanta euro offrì da bere per tutti tranne che per Riccardo al quale ordinò di tornare in auto e aspettarli li. 

mercoledì 1 agosto 2012

VENDETTA 4 “LA SVOLTA”

L’errore fatale lo commisi una sera di primavera, quando invitai Ediz a casa mia a cena e per vedere una partita, Ediz cominciò subito a fare apprezzamenti su Loredana che ci serviva la cena con l’uniforme da cameriera come faceva sempre quando c’erano ospiti.
Ediz era Turco aveva 60 anni e viveva in Italia da venti aveva l’unico Take Away di Kebab della nostra zona e venivano anche da altri paesi vicini per prenderlo, gli affari le andavano molto bene tanto che più di una volta mi ha chiesto se le vendevo il mio ristorante.
 Nel suo locale ci lavoravano la moglie Italiana Angela di 45 anni e una schiera di suoi connazionali che cambiavano in continuazione.
Ediz era un uomo con un grande carisma affascinate con lo sguardo penetrante la pelle olivastra e i capelli bianchi, in paese giravano parecchie voci e sicuramente aveva reso cornuti diversi paesani
Per la prima volta vidi Loredana che si prodigava più a servire l’ospite che me, di solito mi rivolgeva tutte le sue attenzioni, in oltre notai che accentuava il suo modo di ancheggiare.
Dopo cena mentre guardavamo la partita, senza girarci troppo in torno Ediz mi disse.
-Ho voglia di scopare la tua cameriera . mi disse
-Non c’è problema Ediz te la chiamo. Le risposi
Chiamai Loredana che entrò in salotto con un sorriso malizioso,  Ediz senza dire una parola si avvicinò si apri la patta dei pantaloni e lo tirò fuori prese una mano di Loredana e gli mise in mano il suo membro già duro, al contatto con il grosso pezzo di carne Loredana divenne rossa in volto, dopo un attimo cominciò a masturbaglielo.
-Mettiglielo in bocca. Le sussurrai.
Ediz mi rispose con un cenno del capo e trascino Loredana sul divano facendola sdraiare mentre lui si accomodò a cavalcioni sopra il suo viso in modo da poterla penetrare in bocca.
Lei lo accolse un po’ a fatica viste le dimensioni lui spingeva con vigore facendoglielo sprofondare nella gola.
Io osservavo la penetrazione del immenso cazzo di Ediz nella gola di Loredana, vedevo le sue guance gonfiarsi e sgonfiarsi ritmicamente .
-Adesso scopatela. Sussurrai
Ediz lo sfilò dalla bocca, io le alzai divisa e grembiulino e subito lui lo infilò nella vagina di Loredana, fu vedendo la sua espressione di dolore e rilassamento mentre il grosso membro entrava e avanzava nella sua vagina che capii di essere innamorato di Loredana.
Lei incominciò ad incoraggiarlo addirittura a pregarlo.
-Ti supplico mettimelo tutto dentro.
Lui aumentò il ritmo, io addirittura cominciai a temere che un cazzo cosi grosso le avesse procurato danni
Notai una smorfia di dolore sul suo viso poi la sentii mugugnare.
-ah ah si cosii cosii sei enorme, spaccami pure sfondami ti prego.
Ediz cominciò a spingere in modo furibondo e più spingeva più lei lo incitava
Non ce la facevo più il mio uccello scoppiava e la mia mano aumentava il ritmo.
Quando Loredana gridò il suo piacere ed ebbe un lungo orgasmo visibilmente intenso non resistetti più ed eiaculai con energia mentre Ediz continuò ancora un po’ poi si sfilo ed esplose il suo sperma sulla pancia di Loredana.
Dopo qualche minuto andai a prendere un asciugamano in bagno e cominciai a pulire lo sperma sulla pancia di Loredana poi mi misi anche ad asciugare il poderoso membro di Ediz.
-Ho voglia di un caffè disse Ediz lo stallone superdotato.
-Vado subito a fartelo, Loredana lo vuoi anche tu? Dissi
-Si anche per me. Rispose Loredana con la voce rauca.
Poco dopo servii a ai due un vassoio con due tazze di caffè, poi senza dire una parola Ediz si rivesti e se ne andò.
Loredana si era rialzata dal divano, io andai ad inginocchiarmi davanti a lei e le dissi.
-Loredana, concedimi l’onore di diventare mia moglie?
-Tua moglie ! io voglio diventare la moglie di Ediz altro che la tua.
-Ma è già, sposato, lo sai.
-Dopo essere stata con un uomo come lui come posso accontentarmi del tuo cazzettino che confronto a lui non esiste.
-Ti prego sposami, tutto quello che è mio diventerà anche tu, sarai una delle donne più ricche del nostro paese, se non la più ricca.
-Accetterai che Ediz sia il mio amante e giri regolarmate per casa come e quando vuole e non fari storie.
-Certo accetto.
-Va bene allora ti sposo.

Tre mesi dopo io e Loredana ci sposammo regolarmente nella chiesa del nostro paese, Ediz fece da testimone , il pranzo di nozze ebbe luogo nel mio ristorante, naturalmente Nadia la mamma di Loredana aveva già smesso di lavorarci come lavapiatti ed ora faceva la signora con la figlia passando il tempo a spendere i miei soldi nei negozi e a bere apertivi nei tavolini al aperto dei bar.

venerdì 20 luglio 2012

MATRIMONIO CUCK / SWEET & MASTER BULL CON COTRATTO DÌ SCHIAVITU’


Domenica ho partecipato ad un Matrimonio molto particolare.
La funzione si è svolta la mattina normalmente in chiesa, tutto regolare nei normali cannoni i due sposi erano vestiti in abito bianco lei e classico abito scuro da cerimonia lui, Lei Lorena 32 anni insegnante di francese lui Fabio 35 anni ragioniere.
Il pranzo ha avuto luogo in uno splendido ristorante al interno di una antica villa con ampi saloni e giardini adatti per le foto.
Finito il pranzo la maggior parte degli invitati se ne sono andati, ci siamo fermati solo in una decina di persone, gli amici più fidati.
Per partecipare ad una altra cerimonia molto particolare.
L’ufficializzazione tra i nuovi sposi e il loro Master Bull, che era il signor Calogero proprietario del locale, da tempo per il paese circolavano pettegolezzi ma mai nessuno sapeva niente di sicuro
Il signor Calogero si accomodò su di un ampia e comoda poltrona al centro della sala, Tutti gli amici rimasti si sedettero su delle sedia poste a lato
Fabio e Lorena entrammo nella sala a ritmo della marcia nuziale, indossando ancora gli abiti da cerimonia, avanzarono fino ad arrivare davanti a Calogero si fermarono e si inginocchiammo davanti a lui.
Un amico di Calogero in piedi al suo fianco cominciò a celebrare
-Fabio e Lorena, siete qui di vostra spontanea iniziativa senza obbligo di nessuno per sottomettervi al qui presente Signor Calogero e diventare suoi schiavi e servirlo da ora per sempre?
-Si . risposero in coro i coniugi
-Vado ora a leggere il contratto che vi legherà. Disse con voce solenne l’amico
Contratto di schiavitù tra il titolare Padrone, Signor Calogero  e gli schiavi coniugi, schiavo Fabio e schiava Lorena.
Detto contratto non è vincolante per i titolare Padrone Signor Calogero
Mentre lo è per gli schiavi coniugi Fabio e Lorena

Con la presente scrittura privata, noi sottoscritti Fabio e Lorena ci concediamo e ci offriamo in modo totale ed incondizionato, al mostro Unico signore, padrone e proprietario Signor Calogero
Egli
potrà disporre del mosto corpo e della nostra mente a Suo completo ed esclusivo piacimento.
Egli potrà utilizzarci come Suoi oggetti e proprietà, umiliandoci in ogni modo che Egli riterrà adatto ed idoneo allo scopo.
A tale proposito affermiamo e confermiamo la nostra totale disponibilità di cui, con il presente accordo, solo il mostro Padrone Calogero, potrà disporre come meglio crede.
Sarà mostro dovere eseguire senza indugio ogni comando che Egli ci ordinerà, onde poter controllare la nostra esistenza di esseri inferiori e plasmarci a Suo gusto e uso. Così come sarà mosto obbligo riferire prontamente, al nostro Padrone, ogni nostra mancanza, negligenza o disubbidienza, onde permettere allo stesso di prevedere e pianificare la giusta ed opportuna punizione da infliggerci e che Egli riterrà opportuna al fine di educarci all'ubbidienza e alla nostra totale sottomissione psicologica.
Questa scrittura privata avrà durata ILLIMITATA.
Solo ed unicamente Padrone Calogero potrà recedere dalla stessa a Suo insindacabile giudizio,
Con la firma sottostante, accettiamo formalmente sin da subito quanto sopra e ci doniamo al volere del nostro Padrone ed Unico Signore Calogero, divenendo una Suoi schiavi.

Con assoluta devozione
Fabio e Lorena
-Accettate. Chiese l’ufficiante
-Si Si.

Vi dichiaro da ora e per sempre schiavi del Signor Calogero potete baciare i piedi al vostro padrone.
Fabio e Lorena si chinammo a baciare i piedi a Calogero seduto in modo regale su quella poltrona, mentre tutti gli ospito applaudirono
Da una sedia a lato si alzò una signora elegante che portò al signor Calogero  due grembiuli bianchi
-Alzatevi in piedi. Ordino Calogero
Fabio e Lorena ci alzammo in piedi velocemente
Indossate questi grembiuli come simbolo di sottomissione. Le ordino.
Fabio e Lorena si misero i grembiuli sopra i vestiti da sposi, venne scattata qualche foto ricordo e poi il Signor Calogero le ordinò di spogliarsi nudi rimettendosi solo il grembiule.
I coniugi ubbidirono e si inginocchiarono di nuovo davanti a lui, entrambi si tolsero le fedi e le posero su di un cuscinetto bianco poi ad un cenno del signor Calogero a Lorena lei si avvicinò le aprì i pantaloni e gli e lo prese in bocca, cominciò a spampinarlo, Fabio aveva la faccia a pochi centimetri.
Un attimo prima di esplodere il signor Calogero si sfilò dalla bocca di Lorena e diresse il getto sul cuscinetto bianco dove erano appoggiate le fedi inondando sia cuscinetto che fedi.
Partì un altro applauso spontaneo poi cominciò la musica e tutti si misero a ballare.