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martedì 19 giugno 2012

lunedì 18 giugno 2012

VITA DA SERVA 2

La signorina Simona era viziatinissima, si faceva servire in tutto, aveva 18 anni ed era molto bella ma anche con un carattere impossibile , mi chiamava in continuazione per ogni cosa, a volte persino sua mamma la signora Luisa diceva che era insopportabile, se capitava che non era pronto un vestito che voleva mettersi perché non avevo avuto il tempo di lavarlo o stiralo era la fine del mondo,con conseguenti punizioni durissime per me, pretendeva che tutto le fosse lavato a mano e in acqua fredda, quando poi si metteva in testa che le avevo rovinato qualche capo, diventava una belva, mi sculacciava usando una spazzola per i capelli o una ciabatta finché non mi vedeva piangere, a 37 anni trovavo estremamente umiliante essere sculacciata e sgridata da una 18 enne.
Mi chiamò in camera sua dove era in compagnia di due amiche.
-Lina brutta scema, mi hai rovinato questa camicetta che ci tenevo tanto. Disse quasi isterica, in realtà c’era solo l’alone di una macchia che non era venuto via bene.
Mi diede una sberla in pieno volto, cosa abbastanza frequente, ma davanti alle sua amiche era terribilmente più umiliate.
-Chiedi prdono in ginocchio, stupida serva incapace. Urlò.
Non vi era via di uscita, dovevo solo ubbidire davanti alle sue amiche che guardavano la scena sghignazzando.
Mentre ero inginocchiata a chiedere perdono alla Padroncina, arrivò la signora Luisa.
-Cosa sta succedendo ?
-Questa serva cretina mi ha rovinato la camicetta. Rispose la Padroncina Simona.
-Bisogna punirla. Disse la signora Luisa.
-Non ha cura delle cose, tanto per cominciare per una settimana starà completate scalza, non userà più la lavatrice, anzi la regalerò alla parrocchia, cosi ha finito di rovinare capi e i panni li  laverà tutti con la tavola da bucato posizionato nella vasca del bagno di servizio, per le lenzuola e tutto il resto userà il lavatoio dietro il giardino. Sentenziò la signora Luisa che da quando mi aveva sorpreso a fare sesso con suo suocero era diventata spietata e  calcava sempre la mano nelle punizioni.
Venti minuti dopo la stavo lavando il pavimento del bagno quando la signorina Simona mi chiamò ancora
-Guarda che schifo questi stivali, non me li hai lucidati, adesso li devi pulire con la lingua, dai mettiti in ginocchio e comincia leccarli.
Le due amiche erano sempre dietro di lei io morivo dalla vergogna avevo le lacrime agli occhi, senza più una briccola di dignità eseguii l’ordine leccandole gli stivali, la lingua dopo poco cominciò a farmi male e rallentai il ritmo, subito la signorina Simona mi tirò un calcio nel sedere che mi fece sobbalzare.
-Non rallentare fai più in fretta stupida serva buona a nulla.
In quel momento arrivò la signora Luisa, si soffermò a guardare la scena finché la padroncina non decise che gli stivali andavano bene poi mi disse.
-Adesso vai a preparami la vasca che ho voglia di fare un bagno. Ordinò la signora Luisa
Solitamente quando le facevo il bagno le palpeggiavo a lungo i seni, qualche volta le baciavo le tette e le succhiavo i capezzoli, lei impazziva per queste cose.
Le strinsi i seni tra le mani e lei iniziò subito a gemere.
-Siete splendida Padrona Luisa. Le dissi, cominciai a baciarle la schiena mentre continuavo a stringere i suoi seni.
-Non ti fermare ti prego, non sai quanto aspetto questo momento e quanto ci penso, ti prego baciami. Sussurrò la signora Luisa
Mi avvicinai con le labbra socchiuse e la baciai a lungo, non eravamo mai arrivate a questo punto, era la prima volta che baciavo una donna e sicuramente lo era anche per la signora Luisa, con le dita cominciai a toccarle il clitoride, poi la penetrai, lei era li con gli occhi chiusi godeva in silenzio.
Mi fermai di colpo, lei aprì gli occhi e mi guardò stupita.
-Cosa fai ti fermi cosi? Disse seccata.
-Si signora, padron Cosimo mi ha ordinato che non devo farla godere. Risposi
-Come sa di quello che facciamo?
-Gli e l’ho detto io, le confesso sempre tutto.
-Brutta serva infedele, te la farò pagare. Disse quasi isterica.
-Potrei anche non raccontarle di quello che abbiamo fatto oggi.
-Oh brava, la tua è una saggia scelta.
-Però lei signora mi deve leccare con passione come faccio io con lei.
-Va bene lo farò, ma tu non dire niente a mio suocero mi raccomando.
La signora Luisa si inginocchiò davanti a me, mi alzò la divisa, e cominciò a succhiarmi dolcemente arrotando la bocca, facendomi fremere in tutto il corpo, ero come elettrizzata cominciai a sospirare, il piacere saliva piano piano, ansimavo finché ho urlato di piacere.
-Passerei tutta la vita a fare questo. Mi confessò tra i sospiri.

sabato 16 giugno 2012


Ringrazio tutti quelli che mi scrivono.

Continuate a Farlo.

Grazie.

Kyr

sabato 2 giugno 2012

Il legame del matrimonio è così pesante che si deve essere in due per portarlo, spesso in tre.
Alexandre Dumas padre

venerdì 1 giugno 2012

DEPRAVAZIONE


-Dai non fare il solito rompiscatole, se Arturo ha deciso cosi si fa e basta.
Disse Lorena seccata, al marito Riccardo che subito si zitti
-Portami una birra. Ordinò Arturo seduto sul divano, rivolgendosi a Riccardo che fece finta di non sentire.
-Te la porto subito io. Le rispose Lorena, dolce
-Tu stai ferma, me la deve portare lui. Ribadì Arturo
-Hai sentito? Urlò Lorena al marito.
-Si la porto subito. Rispose Riccardo
Andò a prendere una birra in frigo la aprì  e la mise su un vassoio con un bicchiere poi la portò ad Arturo, che si mise a berla attaccandosi alla canna della bottiglia.
-Mi scusi signor Arturo non avevo sentito. Le disse in tono umile.
-Rassegnati cornuto con la mia troia ci faccio quello che mi pare.
Le urlo in faccia.
-Certo signor Arturo, mi scusi ancora ho avuto un momento di gelosia,  è una cosa cosi strana e perversa che mi fa impazzire.
-Cosa c’è di strano, se Arturo ha deciso di prestarmi a un suo amico non c’è niente di male è un suo diritto, lui è il nostro Padrone. Disse Lorena.
-Si certo è vero, mi scusi signor Arturo.
-Adesso portami il cordless e inserisci il vivavoce che devo chiamare il mio amico. Ordinò.
Riccardo andò a prenderle il telefono e gli e lo portò, Arturo compose il numero.
-Pronto ciao Carmine, sono qui dalla mia troia e il mio cornuto.
-Ah si ho capito. Le rispose
-Mi avevi detto che ti sarebbe piaciuto scoparti lei.
-Si mi piacerebbe è una bella figa.
-Se vieni a casa loro te la faccio scopare subito, è qui se vuoi parlarci siamo in vivavoce sente anche il cornuto.
- Lorena ?
-Si signore.
-Se vengo li posso scoparti?
-Certo signore.
-Anche incularti?
-Se Padron Arturo è d’accordo si.
-E tu cornuto sei contento che vengo a scoparti la mogliettina?
-Si signore.
-Allora vieni. Chiese Arturo.
-Arrivo. Rispose il suo amico.

Arturo era il master/bull di Riccardo e Lorena da otto mesi e si era divertito un mondo, si era goduto in tutti modi passibili e immaginari quella bellissima donna di Lorena facendole e facendosi fare di tutto, lei dolce e sottomessa esaudiva qualsiasi suo desiderio e lui ne approfittava.
In oltre umiliava come voleva i coniugi che subivano tutto senza mai lamentarsi.
Lorena aveva cancellato la sua dignità e qualunque rispetto per se stessa diventando un giocattolo tra le sue mani, l’aveva scopata in mille modi, l’aveva addestrata a trarre godimento dalla sottomissione fisica e mentale guidandola per strade sempre più perverse fino al fondo della depravazione, l’aveva usata in tutti i buchi e lei ubbidiva a tutti i suoi ordini  senza fiatare.
Adesso era arrivato il momento di trascinarla alla depravazione totale nel modo più laido fino a farla diventare una docile schiava puttana in sua balia.
Le fece mettere un grembiulino di pizzo bianco senza nessun altro indumento a parte la crestina, le calze nere ei tacchi a spillo altissimi che la obbligavano a spingere in alto il sedere nudo con le tette balzavano fuori dalla pettorina del grembiule.
Riccardo era completamente nudo.
Quando suono il campanello Arturo mandò Lorena ad aprire la porta, la donna si trovo davanti un uomo corpulento sui sessanta anni.
-Che bella figa che sei. Disse subito a Lorena che effettivamente lo era, ventinove anni biondina viso dolce terza di reggiseno alta uno e settanta per sessanta quarto chili.
-Grazie signore.  Rispose.
L’uomo le prese in mano le tette e comincio a palparle senza ritegno.
Una volta entrato le prese una natica con la mano e glie la strinse, Lorena le disse di seguirla in salotto dove vi era Arturo seduto sul divano e Riccardo nudo in piedi al suo fianco.
-Mettiti pure comodo, vuoi qualcosa da bere o un caffè? Chiese Arturo.
-No grazie sono a posto e non vedo l’ora di scoparmi la tua troia.
-Prego accomodati subito nella camera da letto con la zoccola e fai tutto quello che vuoi, tra poco io e il cornuto usciamo, andiamo qui al bar sottocasa a farci una birra, quando hai finito vieni giù che il cornuto ti offre da bere.
Arturo e Carmine si misero a ridere sguaiata mete.
Riccardo guardò con uno sguardo sconsolato l’uomo che cinse con un braccio il fianco di sua moglie e la guidò nella sua camera da letto.
Arturo le ordinò di vestirsi.
-Dai che li lasciamo scopare in pace. Gli disse.
Riccardo aveva le lacrime agli occhi ma era visibilmente eccitato, sua moglie stava per andare a letto con un perfetto sconosciuto su ordine del su amante e lui si sentiva cosi impotente cosi incapace di fare qualcosa per evitarlo, si sentiva una nullità ma la cosa lo eccitava da morire.

Carmine le alzò il grembiulino e cominciò a pizzicarle la fighetta, poi strinse le due grandi labbra una contro l’altra continuando a pizzicarle con le dita, Lorena sentiva male ma più sentiva male più aveva voglia di sentirlo, lui passò a pizzicale il clitoride che era più sensibile e delicato, Lorena era totalmente in sua balia, Carmine cominciò a toccarla dappertutto portandola al limita dell’eccitazione, la bacio sulla bocca con la lingua senza lasciarle un minimo di iniziativa, cosa che piaceva tantissimo a Lorena, probabilmente Arturo lo aveva istruito a dovere.
Lorena si lasciò andare completamente, lui le accarezzava le tette cosi leggermente che le procurò dei brividi intensi e le fece venire la pelle d’oca.
Poi le prese un capezzolo tra le labbra e cominciò a succhiarglielo con forza, Lorena era completamente bagnata, emise un gridolino quando lui si spogliò e la fece distendere sul letto lui si distese sopra e si schiacciò contro di lei, il suo pene appoggiato sul ventre la eccitava ancora di più era caldo e duro, lei indossava ancora le calze nere i tacchi a spillo e il grembiulino arrotolato sulla pancia.
Lorena sollevò le cosce e gli e le mise intorno alla vita, lo senti entrare in modo fermo e deciso, lui le apri le chiappe con la mano e cominciò a scoparla con un vigoroso va e vieni, Lorena godette quasi subito, lui andò avanti per un tempo indefinito prima di raggiungere l’orgasmo svuotandosi dentro di lei.