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martedì 20 agosto 2013

VITA DA SERVA 5

Personaggi

Giuliana. detta Lina 37 enne serva di casa da quando ne aveva 13
Cosimo. Il patriarca, 72 enne vedovo da 20 anni
Armando. Suo figlio 51 enne e marito di Luisa
Luisa. Moglie di Armando 41 enne
Simona. La viziatinissima figlia 18 enne
Patrizia. 51 enne sindaco del paese, amante di Cosimo.
San Martino. Paesino immaginano dove si svolge la vicenda


Luisa stava lavorando in giardino, indossava un grembiule da giardiniera verde scuro in nylon dotato di una lunga e capiente tasca, lunga 83 cm e larga 35 che serviva per contenere foglie, erbacce raccolte, nella parte inferiore aveva una zip per lo svuotamento e la pulizia.
Ricordo di aver odiato quel grembiule dalla prima volto che la signora Luisa me lo fece mettere per fare i lavori di giardinaggio, era pesante e quando si riempiva di foglie secche o rametti tagliati si gonfiava rendendomi ridicola.
Stavo lavando i vetri della finestra della camera da letto di Armando e Luisa, la vedevo sudare in giardino, la cosa mi provocava una sensazione di piacere, peccato  la padroncina non era li vicino, sicuramente ci saremmo date piacere a vicenda magari proprio guardando la signora Luisa costretta a fare i lavori duri di giardinaggio, era stata proprio Simona ad ordinare alla madre di rimettere a posto il giardino, un attimo prima di uscire per un giro con la sua nuova auto che il nonno le aveva regalato per i suoi 18 anni.
Armando entrò in camera velocemente forse cercava qualcosa, di colpo si fermò a guardarmi sulla scala, i nostri sguardi si incrociano, ci fu un silenzio di qualche minuto poi lui disse.
-Pensavo non ci fosse nessuno in camera, cercavo un documento per l’auto di Simona. Disse a voce bassa
-Non si preoccupi finisco dopo. Dissi scendendo dalla scala.
Armando mi si avvicino e mi disse.
-Lina penso sempre a te e ai pochi momenti di felicità che mi hai concesso ormai 20 anni fa, sai che mi masturbo ancora parecchio pensando a te.
-Fallo adesso. Gli dissi, come un ordine.
-Abbassati i pantaloni e masturbati adesso qui davanti a me.
Armando abbassò i pantaloni, se lo prese in mano e cominciò a masturbarsi, io mi sedetti sul letto matrimoniale senza staccarle gli occhi da dosso, ad un certo punto lui annunciò.
-Sto per venire.
Mi alzai e mi avvicinai a lui.
-Vieni sul mio grembiule.
Docile Armando ubbidì eiaculando nel grembiule sporcandolo del suo sperma.
-Questo è tutto quello che posso concederti.
Le dissi in modo duro e uscii dalla stanza.

“La nostra non era stata ne una storia di sesso e tanto meno una relazione, un pomeriggio di venti anni fa, avevo sorpreso Armando che indossava una mia divisa con tanto di grembiule e guanti di gomma, lui si vergognò molto, ma io gli dissi di non preoccuparsi, non l’avrei detto a nessuno, anzi potevo aiutarlo a travestirsi meglio e le avrei dato consigli su come muoversi. –Magari ti faccio fare anche qualche lavoro pesante. Gli dissi. Lui fu molto felice di queste mie parole.
Per mesi quando non c’era nessuno in casa lo aiutavo a vestirsi e a truccarsi da cameriera poi lo facevo masturbare con il pene avvolto in un mio grembiule, e lui godeva felice, qualche tempo dopo lui si fidanzò con la signora Luisa e quella strana passione svanì, si sposarono ebbero Simona e tutto sembrava essere dimenticato fino a quel giorno.

Scendendo dalle scale incontrai il signor Cosimo, che passandomi a fianco come al solito mi tastò il sedere e mi strinse vigorosamente una chiappa.
-Vieni qui serva. Mi disse tenendomi la mano sulla chiappa, mi alzo la gonna della divisa e infilò una mano nelle mutandine andando a solleticare il solco del sedere.
-La prego padrone mi lasci, potrebbe arrivare qualcuno.
Le dissi mentre cercavo di non perdere il controllo ma ero visibilmente eccitata.
-Zitta serva. Mi disse girandomi tenendo una mano nelle mutandine e palpandomi il seno con l’altra, ero appoggiata allo scorri mano delle scale e lui cominciò a premere il bacino contro il mio sedere facendomi sentire quanto già era eccitato, mi abbassò le mutandine, tirò fuori il pene e cominciò a passarmelo tra le fessura e l’ano, poi cominciò a spingere la punta nel  sedere, avevo lo sguardo perso e non vedevo niente di quello che mi succedeva intorno, il signor Cosimo cominciò a spingere in fondo, dopo un po’ di andirivieni le era venuto cosi duro da farmi male, per fortuna improvvisamente si tirò fuori dal mio culo, mi girò bruscamente e portò le mie labbra al altezza del suo cazzo.
-Adesso succhia un po’ serva.
Cominciai ad andare avanti e in dietro infilandomelo in bocca fino alla radice, dopo un po’ sentii che stava per venire e rallentai, lui mi strinse la testa tenendomi per i capelli, adorava inondarmi la bocca col suo sperma, quando avene stavo quasi soffocando, ero in difficoltà ad ingoiare tutto mentre lui continuava a venire, leccai fino alle ultime gocce, me lo fece tenere in bocca ancora un po’ finché non divenne molle.
-Portami una camicia stirata che devo uscire mi disse.
Solo allora riprendendomi dal eccitazione vidi Armando in cima alle scale immobile che guardava, mi girai verso la porta d’ingresso e notai che anche la signora Luisa era li immobile pietrificata con lo sguardo fisso su di noi.

giovedì 1 agosto 2013

VITA DA SERVA 4

 Personaggi

Giuliana, detta Lina 37 enne serva di casa da quando ne aveva 13
Cosimo. Il patriarca, 72 enne vedovo da 20 anni
Armando. Suo figlio 51 enne e marito di Luisa
Luisa. Moglie di Armando 41 enne
Simona. La viziatinissima figlia 18 enne
Patrizia 51 enne sindaco del paese, amante di Cosimo.
San Martino, Paesino immaginano dove si svolge la vicenda


-Allacciati bene il grembiule, bello stretto, Lina legaglielo tu.
Disse con fare strafottente la signorina Simona, ormai in casa eravamo in due a portare il grembiule, io e la signora Luisa.
Andai dietro di lei e gli e lo legai strettissimo, tirando più che potevo i lacci, finalmente la signora provava quello che provavo io.
Stavamo preparando la cena, la sera sarebbero stati nostri ospiti, la signora Patrizia sindaco di San Martino il nostro paesino e suo marito Riccardo, titolare del un concessionario auto.
Simona si alzò dalla sedia dove stava seduta, apri un cassetto della cucina prese un mestolo di legno di quelli che si usano per mescolare la polenta e si avvicino alla madre intenta a preparare le pietanze, le diede un paio di colpi sul sedere.
-Ahiaaa. Urlò la signora Luisa.
La figlia le gridò a sua volta
-Cosa fai, urli! in silenzio devi subire le punizioni, come fa Lina.
Mi si avvicinò e mi diede dei colpi fortissimi, dovetti sforzarmi per trattenermi dal urlare.
-Vedi cosi in silenzio devi subire, come lei, adesso inginocchiati e baciami le mani. Ordino alla madre.
Luisa ubbidì senza fiatare.
Poi Simona le ordino di rialzarsi e rimettersi al lavoro.
-Tu Lina vieni con me che mi devo fare il bagno poi mi devo vestire per la serata e tu mi devi lavare insaponare ed asciugare, sbrigati. Ordinò.
Era la sua consacrazione definitiva a regina di casa, fino ad allora solo Luisa si faceva lavare da me.
Quando la signorina Simona fu immersa nella vasca, mi ordinò
-Adesso devi farmi esattamente tutto quello che facevi a mia mamma, e non intendo solo lavarmi col sapone, hai capito.
-Si padroncina. Risposi
-Devi chiamarmi padrona, padrona e basta, non padroncina capito. Ribadì stizzita.
-Si padrona, mi scusi padrona.
Come facevo con Luisa, cominciai a palpeggiarle a lungo i seni, poi le baciai le tette e le succhiai i capezzoli, poi la insaponai e lavai, quando usci dalla vasca la avvolsi nel asciugamano poi mi inginocchiai davanti a lei e le leccai dolcemente la vagina, la annusai e la leccai al interno, lei non ci mise molto a venire, la accarezzai dappertutto, sentivo il suo corpo vibrare.
-ohh, Lina, mi porti in paradiso. Sussurrò.

La sera Simona era fasciata in un elegantissimo abito a top rosso di Valentino che metteva in risalto le sue curve, aveva raccolto i capelli dietro la nuca mettendo in mostra le spalle e la schiena che il vestito lasciava scoperte.
Era bellissima e giovanissima, lei stessa aveva scelto cosa doveva indossare la madre, una semplice gonna nera fino sotto il ginocchio e una camicetta bianca abbottonata fino al ultimo bottone, ai piedi delle ballerine.
Mentre Simona aveva dei bellissimi sandali stile stiletto con il tacco a spillo che la slanciavano.
Io avevo la classica divisa nera con grembiulino bianco, crestina e guanti bianchi.
Durante tutta la cena, parlarono di lavoro, affari, politica, poi al dolce Riccardo invito Simona il giorno dopo nel suo concessionario auto a scegliere la sua prima vettura.
Finto la cena Cosimo, Patrizia e Riccardo e Armando decisero di uscire per continuare la serata in un locale dove si suonava musica e si ballava, Luisa trovò la scusa che non si sentiva molto bene per rimanere a casa.

Io, Luisa e Simona ci ritrovammo in cucina.
-Lina, metti il grembiule alla sguattera, lavare i piatti è compito suo.
Disse Simona.
Andai a prendere il grembiule di gomma giallo, lungo fino quasi ai piedi, quello che usavo per i lavori pesanti di cucina e con immenso piacere lo infilai a colei che era stata la padrona di casa fino a poco tempo prima, le infilai la pettorina dalla testa e gli e lo legai strettissimo dietro.
Feci per consegnare i guanti ma Simona me lo impedì.
Deve lavare tutto senza guanti le si devono indurire le mani, le devono venire le mani da sguattera come le tue. Disse.
Simona si sedette su una sedia della cucina, io andai di fronte alla nuova padrona le mie gambe si abbassarono e caddi in ginocchio sul pavimento davanti a lei.
Infilai la testa nelle sue cosce e cominciai a leccare il succo che ne usciva,
mentre la leccavo le accarezzavo le cosce, sembrava impazzire di piacere.
Le infilai l’indice nella vagina facendolo scivolare fino in fondo e subito godette di quella penetrazione.
Anche il mio clitoride era infiammato.
Simona favoriva in ogni modo la penetrazione, dava colpi di reni verso di me per sentire il più possibile l’indice in profondità
-Sei una serva perfetta e viziosa. Gridò ansimando mentre raggiungeva un orgasmo violento.